Storie

Orgoglio non convenzionale

30.01.2020

 

A monte e a valle della coach convention, per me, ci sono sempre centinaia di kilometri da percorrere. Mettendo insieme tutte le miglia percorse in questi anni chissà dove potrei arrivare, fortuna che non ho tempo per perdermi in questo esercizio.

Quest'anno però mi è balenata l’idea di raccontare i sentimenti che personalmente lego a questo evento annuale. D'altra parte, dopo dieci anni di impressioni, mi sento pronto a tirare le somme.

I tempi che cambiano lasciano il segno e la manifestazione ha smesso di essere solo una celebratissima coach convention. Già nel 2019 si era  triplicata e quest’anno la Fibs ha voluto sorprendere tutti lanciando la Con6, una roba da far tremare i polsi a quelli che in maniera concreta devono adoperarsi nell'organizzazione,  perché strappare un sorriso ai dipendenti della federazione o ai presidenti di CNT, Cna e CNC è difficile come battere un homerun a Gerrit Cole.

Da qualche anno ormai lo scenario è quello della riviera romagnola che, nonostante il periodo fuori stagione, conserva comunque un certo appeal, come testimoniano i volti stanchi la mattina della domenica e la ricerca spasmodica di una seduta non proprio in prima fila.

Un altro must è il pellegrinaggio tra gli espositori, una pratica dal fascino particolare per gli avventori, soprattutto perché, nella stragrande maggioranza di Italia, è difficile toccare con mano merce riguardante baseball e softball nei negozi di articoli sportivi. L'unica cattedrale nel deserto rimane per molti il famoso megastore di articoli sportivi , dove però il Made in PRC di peggiore qualità regna sovrano.

Da qualche anno, tra gli stand, si vedono i nomi noti del baseball italiano, un fenomeno, quello dei giocatori di punta, in crescita rispetto al passato.

Altra tappa obbligata è la rincorsa al selfie con l’ospite americano, il grande campione della Major League Baseball, solitamente di qualche capello e kilo fa. Quella foto è per tutti una reliquia da custodire gelosamente, ma anche e soprattutto la cartolina più preziosa da condividere sui social con grande orgoglio,  io mi ritengo fortunato poichè nel 2019 ho avuto la fortuna di vincere il guanto Wilson A2000 personalizzato usato da Drew Butera al World Classic, quindi la m ia reliquia ha un gran bel valore.

Non mi soffermo nel commentare la qualità dei vari interventi dei relatori, non ho i titoli necessari, ma non posso sottrarmi dal sensibilizzare da un atteggiamento che mi urta come il sale nel caffè. Puntualmente c'è qualcuno che fa domande dandosi contemporaneamente le risposte, in cerca di un pietoso endorsement del relatore. Inoltre  provo un'infinita tenerezza per gli interpreti, chiamati a imprese a dir poco titaniche. Stare dietro a Mike Piazza quest’anno era più difficile che acciuffare Usain Bolt.

Una cosa che mi piace invece tanto è l’intervento in plenaria degli ospiti extra baseball e softball, spesso chiamati a fare discorsi di natura motivazionale. Quest’anno è intervenuto Lollo Bernardi, il mister secolo del volley, ma ricordo con piacere anche gli interventi di Berruto e Tanjevic nel passato, sempre a seguire il discorso del presidente di turno della Fibs.

Nei corridoi si fa tanta caciara,più di qualcuno non assiste neanche ad un minuto di lezione;  spesso si definiscono delle trattative di mercato, saltano fuori indiscrezioni, si rincorrono le riunioni operative, insomma alla convention prende forma la stagione che da lì a poco andrà a cominciare.

La convention rappresenta un momento topico per sfoggiare l’orgoglio di appartenenza a questo mondo, quando si è alla convention ci sembra di essere il centro del panorama sportivo nazionale, lo si legge sui nostri volti molto sorridenti. Ovunque ti giri, la gente sta a discutere di baseball e softball, situazione diametralmente opposta alla realtà italiana di tutti i giorni. Trovare qualcuno con cui parlare di battute e lanci al di fuori del recinto del campo sportivo è raro come una “salvezza mancata” da Mariano Rivera.

Quindi sentiamoci orgogliosi di appartenere a questo mondo e guardiamo al futuro con ottimismo, io continuerò a farlo, nonostante le varie patologie da stress che questo sport mi ha procurato. D'altro canto lo sappiamo tutti che, per quanto a vario titolo e a tutti livelli troviate di che brontolare, l’anno prossimo sarete nuovamente alla Convention a girare in maniera frenetica tra gli stand, a fare domande con risposte allegate in calce e a rincorrere il selfie dell'anno.

Buona stagione a tutti.

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